“C’è posto per tutti” alla scuola elementare di Cloz. Esercizio scolastico di scrittura, ma anche di riflessione privata

 

Per quasi otto anni, dal 1956 al 1963, è attivo alla Scuola postelementare di Cloz, in Val di Non il giornalino scolastico “C’è posto per tutti”. L’idea nasce su iniziativa della maestra Ernestina Prevedelli Franch, la quale propone ai propri alunni di condividere con i compagni, la scuola ed il paese, opinioni, riflessioni, notizie, racconti, commenti. Esce ogni quindici giorni sui banchi di scuola della classe, scritto a mano su fogli protocollo ed abbellito con disegni fatti dagli alunni stessi, e viene letto da studenti, professori, genitori.

 

Collage

© M. Floretta, “C’è posto per tutti”, Comune di Cloz, Cloz (TN) 1998

 

«Accenno ora al giornalino scolastico della mia classe.
È intitolato “C’è posto per tutti” denominazione data in seguito a un concorso fatto in classe. Gli alunni sono entusiasti del loro giornalino ed entusiasti sono pure i loro genitori perché chiedono di poter leggere tutti i numeri.
È quindicinale. Riporta articoli vari: cronaca della scuola e del paese, leggende locali, fiabe, qualche nozione scientifica e, nelle pagine del buonumore, barzellette e indovinelli. Gli alunni, a piacere, preparano articoli di vario genere e i migliori di questi vengono riportati, con convenienti e allegri disegnini, sul giornalino e firmati dall’autore che oltre ad essere soddisfatto di sé stesso, ha anche il piacere di essersi guadagnato un punto per il premio della diligenza. Ho notato che il lavoro di compilazione dei giornalini sviluppa negli scolari il senso dell’osservazione, della ricerca e rivela inoltre tendenze singole. Perché un articolo possa essere scelto deve, pur nella sua brevità, essere completo e originale. Il soggetto degli argomenti poi è completamente libero, per cui c’è chi, nella scelta, dà preferenza agli affetti famigliari, chi al lavoro, chi al leggendario, chi ai fattarelli di cronaca.» [tratto da una relazione di fine anno di Ernestina Prevedelli Franch, maestra della scuola postelementare di Cloz, anno scolastico 1955-1956 in M. Floretta, “C’è posto per tutti”, Comune di Cloz, Cloz (TN) 1998]

 

 30 gennaio 1956. La caccia al topo in classe

 

Ascoltavamo attentamente una lezione di aritmetica. Improvvisamente un ragazzo disse: “Sotto lo scaffale c’è un topo”. Il signor maestro rispose: “Prendilo”. Tutti gli scolari corsero per prenderlo. Il topo scappava sotto i banchi, sotto il tavolo, sotto l’armadio, e infine si rifugiò dietro la stufa.
Beppino Floretta stava per prenderlo, ma il topo, più furbo di lui, gli morsicò un dito e, attraverso un buco, scappò sul corridoio. Volevamo rincorrerlo tutti quanti ma il signor maestro non ce lo permise. Intanto il povero Beppino si grattava il dito morsicato. [Luigino Angeli in M. Floretta, “C’è posto per tutti”, Comune di Cloz, Cloz (TN) 1998]

 

classe

Anno scolastico 1960-61 – Gli scolari dell’ultimo anno con la maestra: (da sinistra) Silvio Zuech, Margherita Alessandrini, Natalia Rizzi, Sandra Franch, la maestra Ernestina Prevedelli Franch, Sergio Bortoluzzi – © M. Floretta, “C’è posto per tutti”, Comune di Cloz

 

30 ottobre 1962. Giorno di vendemmia

 

Un venerdì il papà ci disse: “Lunedì andremo a vendemmia”. Aspettai con ansia questo giorno. Caricammo sul carro un grande tino e sette ceste e partimmo verso il vignale che si trova a est del paese su un versante molto soleggiato. Arrivati cominciammo subito il lavoro. Ci prendemmo un cesto per ciascuno e con un coltello o forbici staccavamo dalla vite i bei grappoli gonfi. Il fratello più grande con la bigoncia portava l’uva nel tino. L’uva era buona, bella e ben colorita; non si aspettava un raccolto così abbondante dopo un’estate di siccità. Io lavoravo e mangiavo. Un acino tirava l’altro, uno era dolce e l’altro ancora più buono. Tutti eravamo allegri e contenti. In poche ore riempimmo il tino. Arrivati a casa il papà pigiò l’uva e mise il mosto nelle botti perché potesse fermentare. Per me fu un giorno di gioia e mi augurerei che si ripetesse una volta al mese. [Domenico Zuech in M. Floretta, “C’è posto per tutti”, Comune di Cloz, Cloz (TN) 1998]

 

15 marzo 1956. È arrivato il pacco dall’America

 

Da alcuni mesi il mio papà si trova nella lontana america. Ci scrive spesso e ogni tanto ci manda qualche pacco. L’altro giorno uscendo da scuola le mie compagne mi dissero che alla posta c’era un pacco per noi. I miei occhi brillarono di gioia. Corsi a vedere, era proprio vero. Me lo presi e lo portai a casa. Che sorpresa! Lo aspettavamo, ma più tardi. Non posso descrivere la consolazione di tutti. La mamma lo aperse con noi molto impazienti attorno. Prendemmo i regali che papà ci aveva mandato con oh di meraviglia e di gioia. Quanta roba! Siamo rimasti tanto felici. Abbiamo apprezzato anche la più piccola cosa perché veniva dal cuore del caro papà lontano. [Maria Rosa Rizzi in M. Floretta, “C’è posto per tutti”, Comune di Cloz, Cloz (TN) 1998]

 

31 marzo 1960. Il gioco delle uova

 

Anche quest’anno con grande entusiasmo abbiamo cominciato a giocare alle uova. Il giorno di festa noi ragazzi ci facciamo cuocere dalla mamma due o tre uova e, riuniti in piazza, incominciamo a giocare. Con cinque lire alla volta tiriamo all’uovo messo per terra. Chi tira più vicino vince. Alle volte invece giochiamo a “tecchenare” cioè a battere un uovo contro un altro. Il più duro vince e si porta via l’uovo dal guscio più tenero. Il mio gioco preferito è il primo perché riesco meglio e posso emtteren nel taccuino qualche soldo in più. Il gioco delle uova dura, di solito, fino alla domenica dopo Pasqua. [Mario Canestrini in M. Floretta, “C’è posto per tutti”, Comune di Cloz, Cloz (TN) 1998]

 

15 aprile 1960. La vendita della nostra Diana

 

Lunedì mio papà alla fiera di Cles, ha venduto la nostra brava mula, Diana. Mercoledì appena tornato da scuola ho trovato pronto il camion che l’avrebbe dovuto portar via. Mio papà è andato nella stalla e l’ha condotta in piazza. Non voleva salire sul camion, forse aveva nostalgia della sua stalla. Allora le hanno messo una catena al collo e in questo modo con un balzo fu sul camion. Il papà mi ha detto che facilmente, in passato, perché avrà voluto camminare le avranno attaccato una corda al collo e l’avranno attaccata a due cavalli e fatta correre. Forse ricordando quell’episodio aveva ancora paura.
Vedendola partire mio fratello più piccolo si è messo a piangere. Il papà lo ha consolato dicendogli che avremmo comperato un cavallo. Tutti abbiamo avuto nostalgia di quella brava besti che per due anni ci ha servito fedelmente.[Alessandro Cescolini in M. Floretta, “C’è posto per tutti”, Comune di Cloz, Cloz (TN) 1998]

 

cavalli

1961. Lo studente Alessandro Cescolini con il fratellino Mario sul cavallo – © M. Floretta, “C’è posto per tutti”, Comune di Cloz

 

1 dicembre 1960. Un incontro con l’orso

 

Circa ottant’anni fa la popolazione del nostro paese viveva poveramente. I nostri antenati erano costretti, per procurarsi legna e strame, ad andare in alta montagna. In queste occasioni portavano con sé un pezzo di polenta avvolta in uno straccio bianco e si dissetavano con l’acqua dei ruscelli.
Quando mio nonno aveva sei o sette anni, assieme a suo padre andò nella località “Selva” con un paio di grossi buoi, uno moro e l’altro rosso. Incominciava appena ad albeggiare. La strada si snodava quasi pianeggiante in mezzo ai boschi di abeti e faggi. I due stavano sonnecchiando sul carro sopra un sacco di fieno, quando videro avanzare un grosso orso bruno. Non conoscendo le intenzioni dell’animale e non avendo alcuna arma da difesa, si misero a cavallo del timone e in pochi secondi mio nonno slacciò il giogo e le cinghie che legano le corna ai buoi e diede un colpetto al bue rosso dicendogli: ” Ros vè, stai attento che siamo in pericolo!”. In quell’istante l’orso si spostò sul ciglio della strada per lasciare passare il carro. Tutto finì con molta paura e senza danni. Credo che questo sia stato l’ultimo incontro con l’orso sulla nostra montagna. [Margherita Flor in M. Floretta, “C’è posto per tutti”, Comune di Cloz, Cloz (TN) 1998]

 

15 novembre 1960. Ho fatto la donna di casa

 

Giovedì, quando tornai dalla Santa Messa, la mamma mi disse che doveva partire e star via tutto il giorno assieme a papà. Dovevano andare a Ronzone ad aiutare mia zia a raccogliere le patate. Verso le otto e mezza mio papà partì con i muli e il carro; e poco dopo anche la mamma assieme allo zio, non senza avermi fatto molte raccomandazioni. Mi misi subito al lavoro e pulii la cucina per bene. Verso le dieci e mezza preparai la minestra alla mia sorellina e gliela diedi da mangiare. Preparai poi un po’ di riso per me e per mia sorella. Finito di mangiare lavai i piatti e li rimisi in ordine al loro posto. Portai legna in casa e diedi da mangiare alla mucca e ai cani. Pulii nuovamente la cucina e misi a cuocere le patate per le galline. All’una misi a dormire la mia sorellina e feci tranquillamente i compiti. Quando la sorellina si alzò la vestii e le diedi la pappa. Giocai con le sorelline finché venne la mamma. Essa vide quello che avevo fatto e rimase contenta.
A me piace molto fare la donna di casa e lo faccio volentieri soprattutto per alleggerire la mamma nei suoi lavori. [Mariangela Luchi in M. Floretta, “C’è posto per tutti”, Comune di Cloz, Cloz (TN) 1998]

A distanza di anni, questi brevi articoli raccontano gli anni Cinquanta ed i primi anni Sessanta in Val di Non attraverso lo sguardo e la penna dei ragazzi di allora: i giochi, la scuola, la vita casalinga, il paese di Cloz, il lavoro in campagna, il rapporto con gli animali, il fenomeno dell’emigrazione, il primo uomo sulla luna, la percezione delle innovazioni tecnologiche, la vita religiosa e la ritualità della vita quotidiana.

 

 

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