Aumentano i mezzi ed il traffico

 

Numerose famiglie del Trentino, anche a fronte di grandi sacrifici, acquistano la prima automobile. Tale scelta comporta una diminuzione nell’uso dei mezzi pubblici e la crescita del traffico, prevalentemente nelle città.

 

Dal 1960, in pochi anni, il numero dei veicoli circolanti si moltiplica: basti pensare che nel 1968 viene assegnata la targa Tn 100.000. Tra le automobili italiane le più diffuse sono la Fiat 500, la 600 e la 1100, ma iniziano a diffondersi anche quelle straniere, tra cui Opel, Renault e Volkswagen.

 

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Piazza Duomo – Archivio fotografico storico della Provincia di Trento

 

Diretta conseguenza dell’aumento delle automobili circolanti è il traffico. Gli incidenti stradali rappresentano una delle nuove cause della mortalità giovanile: solo nel 1963 vi sono 125 vittime della strada.

 

Per tale ragione, per volere dell’Automobile Club, nelle scuole di Trento e in seguito della provincia si insegna educazione stradale. Inoltre, in collaborazione con il Provveditorato agli Studi, l’Automobile Club Trento realizza numerose iniziative per gli scolari delle scuole elementari e medie: corsi di educazione stradale, concorsi a premi ACI-Shell, esercitazioni pratiche in palestra e su strada, proiezioni cinematografiche e migliaia di cartelloni illustranti i segnali stradali.

 

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Piazza Italia – Archivio fotografico storico della Provincia di Trento

 

Vengono costruite le prime rotatorie al fine di velocizzare la circolazione e vengono installati dei semafori per gestire il traffico. In città nasce il problema dei parcheggi.

 

L'automobile

 

 

 

 

 

 

 

 

Corriere ed autobus

 

Le società che gestiscono il trasporto pubblico, fra le quali spicca l’Atesina, vivono un momento di difficoltà per il consistente calo del numero di viaggiatori. Vengono così ridotte al minimo le spese di esercizio, il personale e sono limitate le tratte meno frequentate. «Il traffico dell’Atesina è giunto ad un punto critico» («Alto Adige», 16 aprile 1963); «Atesina: il deficit si accumula» rincara la dose «L’Adige» del 25 febbraio 1966, ipotizzando la soppressione di alcune linee di autobus nel capoluogo.

 

Clicca qui per sfogliare gli articoli dell’ “Alto Adige” e de “L’Adige” degli anni Sessanta sul deficit dell’Atesina 

 

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Quotidiano “L’Adige”, 25 febbraio 1966, pag. 4

 

L’Atesina, tuttavia, non fallisce, perché dal 1966 gestisce il servizio scolastico per gli alunni delle scuole medie e le corse per gli operai.

 

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Stazione delle corriere a Trento – Archivio fotografico storico della Provincia di Trento

 

Le corriere e gli autobus

 

 

 

Treni e ferrovie

 

Gli anni Sessanta, infine, pongono il problema dei cosiddetti “rami secchi”: le linee ferroviarie a scarsa frequenza che risentono del trasporto automobilistico privato.

Sono gli anni in cui la Fiat detta le politiche dei trasporti a livello nazionale, con un progressivo disimpegno nei confronti del settore ferroviario a favore delle autostrade, ritenute la sola cura per la ricostruzione industriale del dopoguerra.

Mentre Francia, Svizzera, Austria e Germania Ovest migliorano le infrastrutture nella prospettiva dell’integrazione strada-rotaia, le scelte del governo italiano sono orientate ad un graduale declino della strada ferrata. E così, una dopo l’altra, vengono chiuse molte linee ferroviarie.

 

I treni

 

 

 

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