La crisi politica ed economica si fa sentire anche in Trentino

 

L’espansione industriale trentina subisce il freno della crisi petrolifera ed economica del 1973 e delle rivendicazioni della classe operaia, con il conseguente crollo dell’occupazione.

 

Si fanno sentire la conflittualità della forza-lavoro e l’aumento delle vertenze sindacali, sostenute dalla collaborazione tra movimento studentesco e movimento operaio.

 

occupazione

Anni ’70 © Archivio fotografico storico della Provincia Autonoma di Trento

 

 

A causa della propria debolezza strutturale, molte aziende cedono alle prime difficoltà e sono costrette a chiudere. Gli anni tra il 1974 e il 1978 rappresentano un periodo di riassestamento in cui molte unità locali chiudono e la manodopera espulsa non viene riassorbita. Nel 1979, i Tribunali di Trento e Rovereto dichiarano trentatré fallimenti, di cui tredici relativi al settore industriale. Il tasso di occupazione passa dal 42,6% al 34,5% in dieci anni.

 

Con il ridimensionamento dell’industria prende il via un processo di analisi critica sulle caratteristiche dello sviluppo territoriale: in particolare, la colpa ricade sul governo locale e quello regionale, criticati per aver distribuito finanziamenti a pioggia privi di coordinamento e senza logica tra i diversi settori economici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Gli anni Settanta sono stati altalenanti. La crisi economica e petrolifera nel 1973 ha segnato molto l’economia italiana e trentina: ha portato un fermo dell’economia, una situazione congiunturale molto difficile e delicata. Ad esempio, la domenica era vietato circolare con la macchina, poi hanno trovato la soluzione delle targhe alterne.» [Intervista a Silvano Rauzi, nato a Malè nel 1938]

 

 

«La spinta all’industrializzazione del trentino ha concorso a sollevare la nostra terra da quella situazione di sottosviluppo ben documentata ancora all’inizio degli anni Sessanta. Oggi è facile tagliar corto dicendo che quelle scelte furono errori: si deve storicizzare gli eventi, vederli  nel quadro del Trentino di allora. Certo è che questo territorio – con la sua posizione geografica, con le sue dimensioni, con la sua conformazione orografica – oggi deve puntare a uno processo di sviluppo che sfrutti le sue potenzialità interne e le sue caratteristiche, per competere sul mercato globale in eccellenze, in offerta non ripetibile altrove, in quella qualità che rende vincente il “made in Italy“. In trentino l’esperienza della “grande” industria e dei capitali catturati all’esterno con le agevolazioni è estinta o in estinzione, a partire dagli anni Settanta. Quell’esperienza impone al Trentino orizzonti diversi[Intervista a Franco Sandri, nato a Faedo nel 1937]

 

 

 

 

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