L’industria fatica ad imporsi nel sistema produttivo come forza trainante e dominante

 

La diffusa presenza dell’agricoltura come motore nell’economia locale e gli interventi di sostegno della Regione nel settore primario limitano l’evoluzione dell’industria trentina che, negli anni Cinquanta, registra una crescita lenta se paragonata alla media nazionale.

 

Il “miracolo economico” italiano, indotto dalla rapida industrializzazione, giunge in Trentino con un decennio di ritardo, pertanto gli anni Cinquanta vedono una situazione stazionaria dell’industria trentina sorta durante il Ventennio fascista.

 

Il settore industriale in Trentino dà lavoro solo a poco più del 30% della popolazione e presenta alcune carenze strutturali:

  1. Scarso livello tecnologico;
  2. Mancata specializzazione produttiva: ci sono vari settori (industria estrattiva, delle costruzioni, alimentare, del legno, metallurgica, metallica, chimica, della carta, tessile), ma nessuno di questi riesce a svolgere la funzione di polo produttivo dominante;
  3. Produzione destinata al mercato locale;
  4. Ridotte dimensioni delle industrie;
  5. Specializzazione in settori destinati al declino o ad un lento ridimensionamento (edilizia, estrattivo, tessile).

 

Tali fattori sono un impedimento per l’industria trentina che fatica quindi ad imporsi nel sistema produttivo come forza trainante e dominante e la rendono incapace di assorbire l’eccedenza di manodopera proveniente dall’agricoltura, che in questo decennio confluisce in parte nel terziario o sceglie la via dell’emigrazione.

 

Le grandi industrie presenti sul territorio provinciale sono la Michelin, l’Italcementi e la Oet a Trento; la Pirelli e la Montedison a Rovereto. Sono sedi periferiche di grandi colossi industriali con scarsa autonomia decisionale ma offrono la sicurezza di un posto fisso, nonostante il duro lavoro e il pagamento a cottimo.

 

 

Veduta area Michelin, Trento

Veduta area Michelin, Trento – © Archivio storico fotografico della Provincia di Trento

 

 

Un’eccezione nel panorama di staticità industriale del Trentino è il settore estrattivo, soprattutto quello del porfido, che ha avuto un inizio promettente negli anni Venti e Trenta.

 

Anche il settore delle costruzioni – in particolare quello edile, delle costruzioni idroelettriche e delle opere pubbliche –conosce un’espansione senza precedenti nella prima metà del decennio ed è uno dei pochi settori che assorbe l’elevato numero di disoccupati.

Il successo dell’attività edilizia è dovuto principalmente al processo di ricostruzione economica, edile ed infrastrutturale, che necessariamente si avvia dopo la tragica esperienza della guerra. Tuttavia, non costituisce un bacino occupazionale stabile nel lungo periodo, perché la necessità di manodopera si limita al periodo della durata dei lavori.

 

 

 

 

 

 

«La Michelin per noi l’è stà una mamma, la mamma Michelin; anche se noi, mi no, ma l’aven sputtanada con i scioperi, perché ghe deven ragione ai sindacati; però la maggioranza degli operai la s’ha fat la casa, la s’ha sistemada, l’è sempre stata una goccia sicura, i soldi i gh’aveva un valore, se ciapava trenta-quarantamila lire che i valeva allora; con dieci mila lire feven la spesa per en mes.» [Intervista ad Achille Simonini, ex operaio Michelin]

 

 

 

 

 

 

 

error: Questo contenuto è protetto!