Festività come San Nicolò e Santa Lucia, Natale, Epifania, Carnevale e Pasqua hanno una lunga tradizione che fonda le proprie radici lontano nel passato. Nel Trentino degli anni Cinquanta queste ricorrenze sono sentite principalmente come momento di incontro e condivisione con la famiglia, i parenti e in generale con la comunità di appartenenza.
Pur variando da località a località, da casa a casa, queste celebrazioni mantengono alcuni caratteri in comune, ossia la semplicità e l’essenzialità, dovute alle diffuse ristrettezze economiche di un territorio non ancora toccato dal boom.
Quando ci sono, i regali sono pochi e semplici. I bambini ricevono piccoli giocattoli, materiale per la scuola e qualche dolcetto, spesso solo da Santa Lucia o da Gesù Bambino.
Santa Lucia è vissuta come l’anticipo delle feste natalizie: nei paesi i bambini seguono il suo carro con le “strozeghe“, fili a cui sono attaccati barattoli di latta che servono da richiamo per tutta la comunità.
Molto sentita era anche la festa di San Nicolò, il 6 dicembre, festeggiata soprattutto in alcune valli del Trentino e al confine con l’Alto Adige, con il vescovo di Bari che portava doni ai bambini buoni, mentre i bimbi cattivelli venivano puniti dai diavoli Krampus.
A Natale si preferisce il presepe all’albero addobbato: le statuine del presepe sono tramandate di generazione in generazione o costruite artigianalemente. L’abete viene decorato con oggetti fatti in casa e dolciumi.
Sulle tavole trova posto un’alimentazione più ricca rispetto a quella quotidiana che, assieme al vestiario più curato, denota il significato della Festa. Il significato morale e religioso è sicuramente predominante anche entro le mura domestiche.
Santa Lucia e San Nicolò
«È arrivata santa Lucia. Ieri sono andato dalla mia nonna a preparare il piatto con il sale per l’asinello di santa Lucia. Poi ho messo anche il biglietto con il mio nome. Questa mattina mi sono svegliato presto e non vedevo l’ora di andare a vedere i doni. Finalmente mia nonna ha telefonato che potevamo andare da lei perché santa Lucia era passata. Ci ha portato un bellissimo gioco: il “Policar”. È un’autopista elettrica in miniatura. Con questo gioco si possono fare delle gare divertenti. Santa Lucia mi ha portato anche tanti dolci.» [Dal quaderno di II elementare (1964-65) di C. Bazzanella]
«Se penso a quando ero zovena, quando avevo tre quattro anni, a Zambana… a Santa Luzia i meteva tut quel che feva rumor dreo ai carretti o alle biciclette e i passava per le strade a far casino con ‘ste “Strozeghe”. Santa Lucia arrivava durante la notte e la mattina trovavo un po’ di mandarini.
A Natale non ce ne portavano di regali, solo Santa Luzia e non sempre: mia mamma ogni tanto andava a Trento, che c’era qualcosa, la fiera credo, e allora la mattina dopo trovavo anche una bambolina come regalo, di quelle fatte tutte di pezza. Non potevamo certo permetterci molto: eravamo una “strozega de fioi.» [G. Fante, nata a Trento nel 1964]
«Il giorno di Santa Lucia, 13 dicembre, gli orari venivano stravolti. Ci si alzava prestissimo perché alle 5.30 – 6 al massimo dovevo essere in stalla. Ricordo lo stupore e l’emozione negli occhi dei bambini. Per ogni figlio non poteva mancare un fazzoletto ben disteso sul piatto, con castagne cotte nel forno, sbucciate e messe nella carta stagnola, un quaderno, un cioccolatino, le caramelle, un mandarino, “i bengali”, un addobbo natalizio, la gomma, la matita o i colori, e qualcosa di utile (maglie o scarpe) a ciascuno secondo le proprie esigenze. Del resto a Santa Lucia non arrivavano mai giochi, ma nessuno si lamentava, con la fantasia e l’ingegno di più “testoline” ci si divertiva sempre e comunque.» [Anna Zanettin, nata a Cembra 1921, in “Come Eravamo. Cembra dal 1950 al 2000.”, Comune di Cembra, 2012]
Il Natale
«Se la mama no la ghen mete, reata voide le scudelete. Se, per santa Lucia, la mamma non provvede, i piatti per i doni restano vuoti.» [W. Pedrotti, “Proverbi de Trent. Pillole di saggezza popolare”, 1994]
«Da Nadal fòc e bocàl – A natale si sta bene in casa, al caldo e in compagnia di un boccale di vino.» [W. Pedrotti, “Proverbi de Trent. Pillole di saggezza popolare”, 1994]
Il Capodanno e la Befana
Commenti recenti