La rivoluzione musicale degli anni Sessanta in Trentino

 

La rivoluzione degli anni Sessanta passa anche attraverso la musica, che diventa una delle occasioni di espressione dei giovani e della loro voglia di cambiamento. Così c’è chi si esprime attraverso il proprio giradischi, chi si ritrova attorno al juke-box e chi comincia a suonare nelle bande, molto diffuse dall’inizio del decennio e presenti in tutti i paesi del Trentino, dove si legge la musica e si impara a suonare uno strumento musicale.

 

Nella seconda metà del decennio si formano i “complessi”, quattro o cinque amici che condividono la stessa passione per la musica. Anche in Trentino arrivano il Rhythm ’n Blues, il Beat, il Rock e il Pop, nonostante la Rai decida di non trasmettere la musica dei Beatles e sia difficile trovare dischi di questi generi musicali.

 

Si suona nelle cantine e spesso gli strumenti sono scelti più per piacere che per abilità o competenze acquisite. Chitarre, bassi, fiati e batterie sono acquistati, con grandi sacrifici, nell’unico negozio di musica gestito dal mitico Gastone Albano. Gli spartiti del genere moderno sono merce rara e così si suona ad orecchio, per imitazione, provando e riprovando.

 

musica

I Britanni (Giancarlo Virgillito, Pino Virgillito, Claudio Stringari, Fabrizio Capuzzo, Patrizio De Concini) – tratta da “l’Adigetto.it”, Quotidiano di Opinione Virtuale. “Il Trentino Rock, dagli anni ’60 ad oggi/3. I Britanni”

 

I Dollari, nati nel 1961, sono la prima band di Trento e si sono esibiti per anni insieme ai Nomadi al Lido di Levico. I Flying Drakes, sono uno dei più famosi gruppi trentini: si tagliano i capelli come i Beatles e si vestono come nei college americani; rappresentano un punto di riferimento per i giovani trentini che vogliono cambiare il mondo. Alcuni dei componenti di questo gruppo fondano i Britanni, che suonano addirittura con i Corvi, band beat famosa a livello nazionale, e i Nomadi.

 

Chi suona nelle band e nei complessi è visto con diffidenza perché porta capelli lunghi e canta di ribellione. Molti si occupano di politica e vivono da vicino le vicende nazionali ed internazionali: vogliono servirsi della musica per lottare contro i benpensanti e cambiare la società. Il fenomeno del beat, diffusosi in America negli anni Cinquanta, è l’espressione dell’insoddisfazione verso un modello di vita e una società considerati ormai superati, in cui la forma prevale sulla sostanza, in cui i valori di libertà e uguaglianza sono troppo spesso traditi.

 

 

 

 

«Ricordo quante volte ascoltavo una canzone per riuscire a carpirne le note. Non avevamo studiato musica e dovevamo capirla da soli. Allora la musica era aggregazione, amicizia, voglia di stare insieme, di urlare quello che pensavamo. Quella era la libertà.» [Intervista a Alberto Caurla (I Rumbles), tratta da “L’Adigetto.it”, Quotidiano di Opinione Virtuale. “Il Trentino Rock, dagli anni ’60 ad oggi/5. I Rumbles”]

 

 

 

 

«Ricordo che per copiare una canzone eravamo costretti a selezionare la stessa canzone nei juke-box per delle ore, con un conseguente dispendio economico inverosimile per allora» [Intervista a Renato Gabrielli (Dollari), tratta da “L’Adigetto.it”, Quotidiano di Opinione Virtuale. “Il Trentino Rock, dagli anni ’60 ad oggi/4. I Dollari”]

 

 

 

 

«Quando si costruisce qualcosa di storico di solito non si è mai consapevoli dell’importanza che può avere quel momento. Di certo sentivamo nei giovani la volontà di identificare la loro voglia di ribellione con la nostra musica. Vedevamo l’entusiasmo e la volontà di imporsi in qualsiasi campo e tanta voglia di fare per costruirsi un nuovo futuro. È ovvio che anche noi, pur non facendo politica, siamo stati contagiati da questo clima di contestazione e ribellione. Erano momenti dove morivano Hendrix, Morrison, Joplin e dove tutti noi, in un clima di trasgressione, credevamo che l’alternativa fosse davvero quella di morire giovani. (…) Una buona parte con una certa diffidenza, anche i giornali ci criticavano aspramente. Ormai eravamo catalogati come i capelloni che davano voce alla trasgressione e chissà a quale nuovo progetto sociale. Ma non tutti erano contrari alle innovazioni.» [Intervista a Giancarlo Virgillito (Britanni), tratta da “L’Adigetto.it”, Quotidiano di Opinione Virtuale. “Il Trentino Rock, dagli anni ’60 ad oggi/3. I Britanni”]

 

 

musica

I Dollari (Armando Franceschini, Renato Gabrielli, Giorgio Barelli, Luciano Fumai) – tratta da “l’Adigetto.it”, Quotidiano di Opinione Virtuale. “Il Trentino Rock, dagli anni ’60 ad oggi/4. I Dollari”)

 

 

 

 

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Giorgio Cascone, leader dei Guelfi – tratta da “l’Adigetto.it”, Quotidiano di Opinione Virtuale. “Il Trentino Rock, dagli anni ’60 ad oggi/6. I Guelfi”

 

 

 

 

«Al mio paesino la banda è sempre stata considerata come un’istituzione di grande rilievo, fin dalla sua prima fondazione all’inizio del Novecento. Nel dopoguerra e negli anni Sessanta, suonare nella banda era un privilegio e un orgoglio, per gli adulti e per i giovani, oltre che un divertimento.» [Intervista a Franco Sandri, nato a Faedo nel 1937]

 

 

 

 

«Fin dagli anni Sessanta sono sempre stato attento e informato sui cambiamenti sociali, il razzismo, le lotte per la libertà e l’immigrazione. La musica credo sia stata fondamentale per diffondere e dare visibilità a questi annosi problemi, mai risolti del tutto.» [Intervista a Giorgio Cascone (Guelfi), tratta da “L’Adigetto.it”, Quotidiano di Opinione Virtuale. “Il Trentino Rock, dagli anni ’60 ad oggi/6. I Guelfi”]

 

 

 

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