L’inquinamento ambientale dell’industria Montecatini di Mori

 

Nell’inverno tra il 1966 e il 1967 la popolazione delle zone a sud di Mori inizia a lamentare alcuni disturbi: le persone presentano macchie blu, simili a lividi e dolori articolari. La zona maggiormente colpita è definita “zona nera”.

Sono i bambini ed i neonati ad essere i più colpiti da questo disturbo, la fluorosi. Manifestano segni di sofferenza anche gli animali, domestici e da allevamento, e le coltivazioni.

 

 

 

I danni provocati all’agricoltura. – Foto tratta dal libro “Aria, acqua, energia elettrica” a cura di D. Leoni

 

 

 

Una capra colpita dal morbo che non riesce ad alzarsi. – Foto tratta dal libro “Aria, Acqua, Energia elettrica”, a cura di D. Leoni

 

 

 

Era già accaduto negli anni Trenta e le cause furono attribuite al pulviscolo ricco di fluoro che usciva dai camini dell‘industria Montecatini, che a seguito del problema aveva installato appositi filtri.

 

 

 

Stabilimento della Montecatini, Archivio fotografico storico della Provincia autonoma di Trento

Stabilimento della Montecatini, Archivio fotografico storico della Provincia autonoma di Trento

 

 

 

L’epidemia è nuovamente ricondotta alla Montecatini e all’aumentata potenza dei suoi forni. L’opinione pubblica si divide: i lavoratori difendono la fabbrica perché ne temono la chiusura e le conseguenze occupazionali. Seguono momenti di tensione con manifestazioni di protesta e con una “bomba dimostrativa” nella fabbrica e con l’abbattimento di un traliccio.

 

Il 5 febbraio 1967 la popolazione di Chizzola, Serravalle e Pilcante organizza un blocco ferroviario di protesta.

«Ci trovammo in piazza del paese: si era radunata gente di Serravalle, di Pilcante, tutti là in silenzio che aspettavano una soluzione, che mettessero al riparo questo stabilimento. Purtroppo si è partiti inconsapevolmente: “Andiamo a Serravalle, andiamo a bloccare la ferrovia”. Arrivati in stazione, via di corsa. I primi, i più giovani si sono messi sui binari. Io sono corso giù in stazione e ho detto al capostazione: “Guardi che la c’è un paese di persone, state fermi col treno”. “Va bene”.» [Giuseppe Marchiori, contadino di Chizzola in “La Montecatini di Mori: Salute e Lavoro nelle lotte dei Contadini e degli Operai” 2012, documentario della regista della Rai di Trento, Serena Tait]

 

In conseguenza a ciò la Montecatini spegne una parte dei forni, mentre le autorità provinciali e regionali inviano un’equipe medico sanitaria per assistere la popolazione della zona. Il gruppo è formato dal dottor Dionigio Largaiolli, che aveva seguito il caso anche negli anni Trenta, dall’assistente sanitaria Mary Tretter e dall’assistente sociale Lucia Fontana.

Quest’ultima, poco dopo essere giunta in zona, viene colpita dal “morbo blu” ed è pertanto sottoposta ad alcune analisi.

 

Comparando i risultati delle analisi della signora Fontana con quelle dei residenti colpiti dal fenomeno si conferma che la sindrome tossico-allergica, definita “macchie blu”, è dovuta al fluoro che fuoriesce dalle ciminiere della Montecatini. Alcuni operai si rivolgono all’avvocato Sandro Canestrini per chiedere un parere legale, mentre la Montecatini nega la propria responsabilità.

 

Il processo prende avvio e le prove si rivelano schiaccianti: si conclude nel 1967 con una condanna per lesioni colpose gravi per il proprietario dello stabilimento, il Cavaliere Giovanni Mantovanello. Per riprendere le parole dell’avv. Canestrini: «L’inquinamento c’è, ed è colpa della Montecatini».

 

«Vennero alcune persone da me, di cui mi ricordo anche il simpatico viso del signor Saiani, a prospettarmi questa problematica, chiedendo il mio aiuto giuridico. Avevo scritto alla Montecatini, la quale aveva rigettato ampiamente le responsabilità, inventando le cose che in genere le industrie dicono cercando di salvare il portafoglio – cioè che era troppa l’esposizione dei contadini al sole e all’aria, che stavano troppo con la faccia per aria e che potevano percepire minuscole frazioni che altrimenti non sarebbero state percepite e, circostanza che mi turba ancora adesso, allegando il parere degli operai. Allora sono state fatte tutta questa serie di pressioni (lettere e altre cose) e finalmente è partita questa denuncia-querela, firmata da una serie di persone e munita di fotografie. Il giudice Grassi portò avanti la cosa, aiutato dalle fotografie e dalle testimonianze.» [Sandro Canestrini in “La Montecatini di Mori: Salute e Lavoro nelle lotte dei Contadini e degli Operai” 2012, documentario della regista della Rai di Trento, Serena Tait]

 

 

La Montecatini ricorre in appello e successivamente anche in Cassazione, ma inutilmente, poiché la sentenza di primo grado viene confermata.

 

La Montecatini risarcisce le parti civili ed installa nuovi filtri, mentre i prelievi effettuati sul territorio mostrano che «in media nei tre mesi precedenti l’installazione il contenuto in fluoro era tre volte maggiore di quello del periodo precedente» (da Aria, acqua, Energia elettrica, la Montecatini di Mori: 1925-1983, p. 92). I danni all’agricoltura regrediscono e nessuna persona, in seguito, è colpita dalle “macchie” .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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