CALL TO ACTION!
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con l’hastag #dnatrentino le foto e i ricordi degli sci anni ’50
o invia il materiale a info@dna.trentino.it
Singoli, gruppi informali, scuole, associazioni, realtà culturali o istituzionali sono invitati a partecipare alla narrazione della storia del Trentino attraverso la raccolta e la condivisione di testimonianze, documenti e immagini recuperate dai cassetti della memoria.
Vanno bene foto, interviste, video e qualsiasi documento che testimoni gli sci negli anni ’50! I materiali selezionati saranno pubblicati nel sito dna.trentino.it.
CALL TO ACTION_GLI SCI ANNI’5o (.pdf)
Se penso come ci divertivamo negli anni ’50 -’60 con gli sci al raccontarlo oggi non ci credono neanche. Noi risparmiavamo i soldi e con lire 100 compravamo gli sci smessi dalla Finanza di Predazzo. Erano lunghi 2 metri i bastoncini erano di bambù con volantini di cuoio. Nei pressi di Tesero l’unico impianto di risalita che ricordo era uno piccolo skilift a Stava. Noi, con mio fratello e amici, battevamo la pista risalendo a scaletta su per i prati di Fia e poi giù a spazzaneve. Noi bambine ci divertivamo di più a “slizolarne” (slittare) con la “pitota” (piccolo slittino monoposto. Mio fratello e amici andavano anche a sciare sulla strada di Pampeago dopo che la strada veniva battuta con il traino delle “bore” (grandi tronchi) da portare a valle. Attorno al ’67 sono stati costruiti gli impianti a Pampeago e Cermis e tutto cambiò.
Ho iniziato a partecipare alla marcialonga come la maggior parte dei sciatori come “bisonte” (così sono nominati la maggioranza dei partecipanti). Per sei volte ho partecipato a questo grosso evento, è una bella esperienza da provare per chi pratica lo sport dello sci da fondo. A me interessava partecipare senza l’idea di grossi successi, però ogni volta provavo a migliorare il mio tempo anche se non avevo alle spalle grossi allenamenti. L’intenzione era PARTECIPARE. Per chi pratica il fondo è una soddisfazione, una grossa faticata ma quando si arriva a Cavalese passando tra quella marea di spettatori e vedere il traguardo che si avvicina si sentono quelle forze che erano già consumate da un pezzo tornare per l’ultimo sforzo. Quando tutto è finito vengono in mente i momenti passati durante il percorso, la soddisfazione di passare il concorrente che che si vede davanti, la fatica di sorpassarlo, la sciolina che non tiene più, fare la coda alle piccole discese che si deve affrontare sperando che il concorrente davanti non cada. Ai tanti rifornimenti che si trovavano lungo il percorso c’era qualche amico o concorrente conosciuto qualche chilometro prima o magari alla piana di Moena in attesa della partenza. Quando si arriva a casa stanchi morti ma soddisfati di quello che si è fatto e quando si vede la televisione che fa vedere quella marea di BISONTI poter dire “c’ero anch’io”.
«Ai tempi di quando ero giovane nevicava più spesso rispetto ad adesso. A sciare andavano solo i “signori”. Io ho infilato gli sci ai piedi solo a 40 anni. Io mi divertivo ad andare a slittare lungo la strada che ora è una statale… allora era tutta nostra.» [I., Mezzocorona, nata nel 1944]
«La neve portava sempre allegria, da noi si usavano le slitte e ricordo le mani e i piedi gelati… non esisteva il gore-tex.» [E., Mezzocorona, nato nel 1949]
«Non ho mai sciato ma mi divertivo con la slitta. ricordo le mani gelate ma ero felice.» [E., Mezzocorona, nata nel 1949]
«Quando nevicava si andava a scuola con neve alta, affondando ogni passo fino al ginocchio, lo spartineve raramente c’era. Si andava a slittare, bagnati fino all’osso (scarpe e vestiti fatiscenti), pieni di geloni ai piedi. Gli sci se eravamo fortunati erano pezzi di doga delle botti legati ai piedi con della corda. Ma siamo comunque cresciuti grazie anche al nostro angelo custode.» [D., Sporminore, nata il 12/09/1943]
«Ricordo strade inagibili, spartineve simili a barconi scassati, sci fissati agli scarponi con i tiranti, scarponi con i lacci. Tute e guanti miseramente imbottiti. Grande freddo in casa e fuori.» [E., Taio, 1933]
«Ricordo abbondanti nevicate fin dal mese di novembre. Un anno nei primi anni ’50 al 19 marzo caddero 80 cm di neve (misurata con il metro). Gli sci erano molto più larghi di quelli di adesso.» [Anonimo, Cles]
«Bellissimo: tutto il giorno a rotolarci nella neve. Mio fratello si era costruito gli sci con 2 assi arrotondate in punta, 2 pezzi di copertone fissati con i chiodi per bloccare gli scarponi, 2 bastoni qualsiasi e via nei prati vicino a casa. Era invidiato da tutti gli amici.» [L., Cles, nata nel 1943]