Il territorio va anche difeso

 

I consistenti investimenti ed interventi realizzati per rispondere alle esigenze del mercato turistico, offrono alle già presenti sensibilità di difesa ambientale, l’occasione di porre un limite allo sfruttamento del territorio e all’antropizzazione delle montagne, per evitarne il degrado. Si fa largo, anche tra la popolazione, l’idea che il territorio vada difeso e non solamente sfruttato.

 

Tale consapevolezza è alla base degli interventi di regolamentazione che saranno approvati negli anni Ottanta, primo fra tutti il Piano Turistico Provinciale, piano di sviluppo mirato a mantenere l’equilibrio tra turismo e ambiente naturale.

 

La legge provinciale n. 11 del 1973, “Interventi a favore dell’agriturismo”, sostiene l’innovativa formula di turismo diffuso che valorizza le aziende agricole locali ed i loro prodotti. Numerosi operatori agrituristici iniziano, così, a conciliare l’attività di produzione agricola con l’ospitalità turistica. L’attenzione al turismo e alle sue ricadute economiche si rivelerà vincente per evitare lo spopolamento delle valli con potenzialità turistica, dato che il settore offre significative opportunità occupazionali.

 

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Protesta ambientalista contro l’esproprio della tenuta di Oberosler*

 

In molti casi, però, la logica economica prevale ancora sulla difesa del territorio, come nel caso del cemento di Fassalaurina a Mazzin:

  • Verso la fine degli anni Sessanta, a Mazzin di Fassa, poco distante da Canazei, alcuni privati provenienti da fuori regione, associati alla Fassalaurina Spa, decidono di applicare il modello dei complessi residenziali e delle stazioni alpine in alta quota per riqualificare turisticamente la Val di Fassa, come era avvenuto in Val di Sole.
  • Nel 1973 iniziano i lavori per la costruzione di un maxi complesso residenziale e alberghiero con centri per l’attività sportiva e per l’intrattenimento (auditorium, ristorante, lavanderia, palestra, piscina coperta).
  • Tale operazione alimenta polemiche, dissensi, rivendicazioni culturali, ambientali e territoriali. La “più grande speculazione edilizia del Trentino”, come da molti viene definita, è oggetto di tentativi di intralcio e di azioni terroristiche dimostrative.
  • Il complesso, poco dopo l’inaugurazione, chiude travolto dai debiti e fallisce nel 1978. Il lungo iter fallimentare e i processi a carico degli amministratori e dei responsabili si concluderanno definitivamente solo nel 2005, trascinando nei guai numerose ditte artigiane che avevano concentrato i propri sforzi nella realizzazione del colosso di cemento.

 

Clicca qui per sfogliare gli articoli dell’ “Alto Adige” e de “L’Adige” degli anni Settanta sullo scandalo della Fassalaurina

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“Alto Adige”, 3 luglio 1978

 

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Il complesso di Mazzin di Fassa durante i lavori, – Foto di Giorgio Salomon*

 

L’interesse economico prevale sulla sensibilità ambientale anche nel 1977, in un caso eclatante passato alle cronache come “il caso Oberosler”: il contadino Mario Oberosler si oppone all’esproprio del suo appezzamento a Martignano, destinato a zona PEEP dal Comune. Nonostante il favore dell’opinione pubblica trentina, dimostrato in una grande manifestazione in città il 12 marzo 1978 con cortei e discorsi pubblici, Oberosler deve piegarsi alle direttive comunali, accettando un sostanzioso indennizzo e rinunciando alla sua campagna. Al posto dell’appezzamento di Oberosler vengono costruite schiere di condomini.

 

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Manifestazione in Via Belenzani a Trento contro l’esproprio della tenuta di Oberosler*

 

Clicca qui per sfogliare gli articoli dell’ “Alto Adige” e de “L’Adige” degli anni Settanta sul caso Oberosler

"Alto Adige", 13 marzo 1978

“Alto Adige”, 13 marzo 1978

 

 

 

 

 

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Cima Palon del Monte Bondone durante i lavori di costruzione degli impianti di risalita Graffer e del Rifugio al Sole. Per costruire la baita la montagna venne abbassata di due metri*

 

«In Bondone nel giro di dieci anni la costruzione di piste e di residence, grossi tentativi di speculazione (la SICE che intendeva lottizzare le Viote e che solo fortunosamente venne bloccata), il colpevole intervento degli amministratori, incuria e miopia, hanno reso irriconoscibile un patrimonio ambientale che generazioni di trentini avevano contribuito a rendere accessibile e umano» [tratto da  Trento 1950-1980. Trent’anni di storia e cronaca, F. de Battaglia, F. Filippini, Aldo Gorfer, L. Mattei, TEMI, Trento 1979]

 

 

«La sensibilità degli abitanti del Basso Sarca verso il paesaggio nel passato è sempre stata molto scarsa, bisogna arrivare ai nostri giorni per trovarne un po’, la finalità economica prevaleva su tutto. Il territorio era stupendo ma ci si è trovati a costruire infrastrutture, edifici abitativi, una serie di interventi che hanno penalizzato il territorio. Gli alberghi hanno portato ad un’utenza veramente elevata, che ha ingenerato una serie di problemi riguardanti le infrastrutture, non solo per quel che riguarda viabilità, ma anche fognature, impianti gas, elettricità, quindi naturalmente si è dovuta rincorrere questa utenza sempre crescente, per assicurare i servizi necessari. La nostra urbanizzazione è legata essenzialmente al turismo che da un lato ha portato benefici economici ma dall’altro problemi.» [testimonianza di Bruno Gobbi-Frattini, tratta da T. Calzà e L. Robustelli (a cura di), Il paesaggio dell’Alto Garda. Sguardi e riflessioni sul cambiamento, Mnemoteca del Basso Sarca, Arco 2012]

 

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Piccoli, Grigolli, Rumor e il costruttore Navacchia davanti al plastico del complesso di Mazzin di Fassa. Navacchia verrà arrestato nel 1979 per il fallimento miliardario del progetto*

 

«La Fassalaurina è lo scandalo ambientale più vistoso del Trentino, la summa di tutte le speculazioni, ma non l’unica. Altri politici si chinano sui plastici, altri tagliano nastri per le cittadelle d’alta quota (Marilleva, Folgarida, in Val di Sole), sovrastrutture che alterano la dimensione valligiana e che la popolazione rifiuterà con un referendum popolare nel marzo 1977. Le associazioni protezionistiche – Italia nostra, WWF – combattono per tutto il decennio perché di turismo l’ambiente non muoia, per una gestione alternativa e culturale del territorio. Alcuni grossi obiettivi vengono raggiunti, altri sono mancati. Agiscono con mezzi limitatissimi di fronte a forze soverchianti, a interessi enormi. Loro unico obiettivo il crescere di una coscienza in favore di una vita equilibrata.» [tratto da Trento 1950-1980. Trent’anni di storia e cronaca, F. de Battaglia, F. Filippini, Aldo Gorfer, L. Mattei, TEMI, Trento 1979]

 

 

 

*Fotografia tratta da Trento 1950-1980. Trent’anni di storia e cronaca, F. de Battaglia, F. Filippini, Aldo Gorfer, L. Mattei, TEMI, Trento 1979

 

 

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