Negli anni’70 il televisore è presente pressoché in tutte le case come irrinunciabile elemento di intrattenimento casalingo

 

In Trentino, l’ascolto medio dei programmi televisivi della RAI è molto alto nel tardo pomeriggio, ma raggiunge l’apice tra le 20.00 e le 22.00.

 

A vent’anni dalla nascita della TV alcuni intellettuali esprimono preoccupazione per  i possibili effetti negativi. Nel 1973 Pier Paolo Pasolini, ad esempio, in Pagine corsare dice: «È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. […] Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie appunto la televisione) non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre».

 

In questo decennio la televisione registra importanti cambiamenti, soprattutto a livello giuridico: i più significativi sono la riforma della Rai del 1975 ed una sentenza della Corte costituzionale del 1976. La legge n. 103 del 14 aprile 1975 ribadisce il monopolio della RAI, ma cerca di riformarlo, conciliando le nozioni di “servizio pubblico” e di “libertà di manifestazione del pensiero”, nel senso di pluralismo informativo.

 

Tale legge sancisce il trasferimento del controllo della Rai dal Governo al Parlamento, ritenuto l’istituzione che esprime al meglio il pluralismo. Attribuisce inoltre alle Regioni il potere di creare Comitati per il servizio radiotelevisivo locale e a vari soggetti (partiti, associazioni, sindacati, autonomie locali, confessioni religiose, gruppi etnici e linguistici) il diritto di accesso ai sistemi Radio e TV.

 

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Sigla di inizio trasmissioni della RAI negli anni ’70

 

Nelle intenzioni del legislatore, le reti avrebbero potuto confrontarsi tra di loro in un regime di libera concorrenza. Si registra, invece, il massiccio intervento dei partiti che nominano direttori e responsabili delle reti radio-televisive, nonché un’attività di spartizione determinata dal peso di ciascuna forza politica, coniando il termine lottizzazione (televisiva e radiofonica). Il Tg Uno di appartenenza democristiana, il Tg Due di appartenenza socialista e il Tg Tre di appartenenza del Partito comunista italiano.

 

Nel 1976, la Corte costituzionale, con sentenza n. 202, sancisce la parziale illegittimità di riservare allo Stato l’attività radiotelevisiva, con negative conseguenze sul pluralismo informativo. Si tratta di una vera e propria apertura alle iniziative private della radiotelevisione via etere a livello locale. La sentenza ipotizza un sistema misto, pubblico e privato, per il momento esteso solo a livello locale, auspicando che il moltiplicarsi di soggetti operanti nel settore costituisca una garanzia sufficiente di pluralismo.

 

Negli anni Settanta si diffondono le TV private ed estere (Telemontecarlo, TeleCapodistria, Televisione della Svizzera italiana-TSI), che iniziano a scalfire il monopolio RAI. Si tratta per lo più di emittenti con programmazioni minime legate alla commercializzazione di prodotti e aste, che si strutturano sempre più come commerciali (all’inizio degli anni Ottanta). Se nel 1976 le TV private sono solo 80, nel 1981 diventano 600, con un palinsesto attivo 24 ore su 24. Anche in Trentino nascono le prime televisioni private: Telealpi, Tva e Tele Tridentum. 

 

Il 1977 è una data importante per la TV: la RAI introduce il colore (dieci anni dopo gli altri Paesi europei) e il 1 gennaio dello stesso anno termina la trasmissione “Carosello”, sostituito da nuove tecniche pubblicitarie. Dal 15 dicembre 1979 va in onda la Terza Rete (Rai 3), nata per dare voce alle Regioni con una programmazione a carattere regionale.

 

La programmazione delle reti Rai si fonda soprattutto sull’intrattenimento rivolto alle famiglie: gli argomenti e i contenuti sono rivolti a tutte le età e a tutte le categorie sociali. Nascono le prime forme di talk-show (“Bontà loro”) ed i programmi d’intrattenimento come “Domenica In”. La maggior parte dei programmi è registrata e le trasmissioni coprono 19 ore.

 

Intervista a Mariano Gianotti, nato a Pergine nel 1938:

«Poi, nel corso degli anni, il gusto della televisione si è raffinato molto e i più bei programmi televisivi li ho visti fino agli anni Ottanta, anche di attualità, di storia, di archeologia, di ricerca. Allora c’erano momenti insignificanti, ma c’erano anche momenti, almeno la metà, che era bello guardare ad esempio quelli geografici. All’epoca vedere un programma sull’India – si sapeva che l’India era di là da qualche parte – era di interesse tale che lo guardavano tutti.»

 

 

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