La tragedia del 1976 nei ricordi dei trentini…

 

Alle ore 17:19 del 9 marzo 1976, la cabina numero 2 della funivia del Cermis, realizzata nel 1967, si ferma e oscilla, riparte dopo alcuni minuti ma poi, di colpo, precipita per 60 metri schiantandosi su di un prato vicino all’Avisio (località Maso Teta).

Le vittime sono quarantadue: quindici sono giovani, molti sono turisti, prevalentemente tedeschi e italiani. Dei quarantatré passeggeri si salva solo una ragazza, ritrovata gravemente ferita sotto un cumulo di corpi, in gita con la classe di un liceo milanese.

 

 

 

La funivia di Cavalese prima del 1976

 

 

 

Secondo la ricostruzione, la cabina è caduta perché la fune traente ha tranciato quella portante, ma sono molti i dubbi sull’accaduto: può essere che i meccanismi automatici di sicurezza non abbiano funzionato, forse erano stati esclusi, o forse la ragione dell’incidente va ricercata nell’eccessivo numero di persone nella cabina.

 

 

 

I rottami dopo la tragedia

 

 

 

Dopo complesse vicende giudiziarie e umane, viene condannato come unico responsabile il manovratore. Il Presidente della società, il direttore tecnico e il caposervizio dell’impianto vengono scagionati. La funivia ricostruita dalla società “Ri-Cermis” tornerà in funzione l’anno successivo, nel dicembre 1977.

 

Secondo alcuni, la causa della sciagura va ricercata nello sfruttamento eccessivo dell’impianto. La prospettiva di guadagno, infatti, avrebbe indotto ad offrire trasporti ad una crescente moltitudine di sciatori nonostante l’inadeguatezza delle dotazioni tecniche disponibili.
Secondo altri, la fune si sarebbe rotta a causa dello stiramento dovuto all’improvvisa frenata, dopo che il manovratore aveva sbloccato i freni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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