Un racconto che ha l’effetto di commuovere chi ha vissuto l’infanzia in quel periodo, anche se non proprio a Segno (Val di Non). Un fiume di stimoli e spunti di riflessione per i ragazzi d’oggi… e, perché no, anche per i loro genitori.
Gabriella, la minore di tre sorelle e un fratello, dall’alto dei suoi circa 50 anni rivive la propria infanzia anni Cinquanta.
Infanzia di tempi magri e sacrifici, ricordati però con sorprendente gioiosa nostalgia.
Il papà
Diventato cieco per infortunio sul lavoro sette mesi prima che lei nascesse. Papà non s’è mai lamentato della mancanza della vista (…) e si è sempre prodigato in mille attività che costellavano le sue buie giornate. (…) Costruiva mestoli, creava ceste, bruschini, (…) io spesso ero con lui (…) gli passavo gli arnesi, (…) il materiale che gli serviva. (…) Andavamo per funghi, (…) conosceva i posti e sapeva orientarsi da alcune indicazioni, un gelso, un canale, (…) le bine di un campo divenuto bosco.
…il dentista
Quando dondolavano i primi dentini era papà che diventava il nostro dentista! Ci prendeva sulle ginocchia e, afferrando il dentino con il pollice e indice a tenaglia, in un attimo lo toglieva.
La mamma
Amava la famiglia, la casa, la campagna. Seguiva ogni passo di papà cercando di anticipare le sue richieste e i suoi desideri. Se alla radio sentivano qualche valzer o tango, si mettevano anche a ballare! Amava molto leggere (…) che poi raccontava a noi bambini.
Candido
Divenuto cieco a 23 anni per infortunio di guerra, compagno di stanza d’ospedale di papà (…) La vicinanza per tanti mesi di sofferenza ha segnato la nascita di un’amicizia durata una vita. (…) Noi bambini aspettavamo con gioia il suo arrivo, (…) come uno di famiglia. Quante storie ci raccontava facendoci restare a bocca aperta.
La zia maestra
A ciquant’anni era partita per l’America dietro il suo principe azzurro! Soffriva di nostalgia della sua Valle di Non. Sapendo della nostra precaria situazione,..ci aiutava mandandoci pacchi (…) con “tanta roba”utile per noi, (…) vestiti usati, ma in ordine, (…) “gins”, strane caramelle, quaderni, matite, colori.
Le famiglie del paese con i soprannomi
I Perolongi, i Zirenei, ..i Bepeloti, e relative abitudini
La sua casa nei minimi angoli e particolari, col loro nome in dialetto.
El foglar, la dispensa, le straduge, el portec, la stala, el farlet, el vout, la cianva.
Per l’igiene domestica
El saon e la lessiva.
La campagna, cosa e come si coltivava
El lez d’irrigazione, sarir e ledrar le patate, la machina da bater, sfoiar, i copa el rugiant, la monteson, el ciar del fen.
Le temute avversità atmosferiche
La bruma, la tompesta.
I monumenti e gli eventi in paese.
I morari, le nogiare, el ciapitel, el travai, le conzimaie, la glesia, la sagra, (…), sbatoclar, la prozesion, le rogazion, la giostra, le gare di tamburello.
Le attività saltuarie
El sdrazar, el parolot, el moleta, el gelatar la domenica.
Le attività stabili
El ciasel e la ciasarada, el cialiar, la botegia, le ostarie.
La scuola
Il maestro Gabrielli era un’istituzione! (…) Con lui bisognava rigare dritti altrimenti c’erano i castighi e spesso gli scappellotti, soprattutto per i maschi. C’era poco da scherzare…
I viaggi col papà, a piedi o in “vaca nonesa”, per commissioni o visite ad amici e parenti.
A Portolo attraverso il ponte malandato, a Cles, a Mezzolombardo, a Trento.
Impressi nella memoria alcuni personaggi
Il parroco don Pio, la Natalia, la Fani, la “zia” Zelesta, la Catina, la Comare.
I giochi
La slitta, le scivolate sulla pista di ghiaccio, confezionare bouquet di erbe e fiori, fare la mamma, la cuoca con stoviglie di legno costruite dal papà, la cattura delle lucciole dopo rosario.
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